Accade spesso che chi si accosta per la prima volta al multiforme e meraviglioso mondo delle piante succulente (forse più note sotto la denominazione di “piante grasse”, anche se di “grasso” hanno solo l’aspetto) desideri soddisfare in breve tempo il suo desiderio di possedere esemplari maturi, in grado, cioè, di esprimersi al meglio per quanto riguarda il loro aspetto e la capacità di produrre fiori, i quali – in molte famiglie – riescono a distinguersi per la loro bellezza o la loro stranezza. Al soddisfacimento di un tale desiderio si contrappone, tuttavia, la natura stessa delle piante succulente; esse, infatti, dovendo sopravvivere a periodi più o meno prolungati di aridità, hanno adattato le loro funzioni metaboliche in modo tale da entrare in una sorta di letargo quando cessa la disponibilità dell’umidità necessaria per crescere, fiorire, ecc. Questo ha come conseguenza che, da un punto di vista fisiologico, la velocità con cui crescono e si sviluppano gran parte delle succulente non può mai essere elevata e, dalla nascita al raggiungimento della maturità, può trascorrere un lasso di tempo che, nel caso di specie in grado di raggiungere dimensioni ragguardevoli o che si trovano a vivere in zone dove la stagione umida si limita a poche settimane, comporta anni, se non decenni1. È perciò comprensibile che coloro che per motivi di età o altro non possono o non vogliono attendere (e le cui condizioni economiche lo permettono) si rivolgano al mercato per acquisire gli esemplari maturi che tanto li affascinano. Anche se le piante succulente sono più robuste e resistenti di tante altre, il successo nella loro coltivazione dipende dall’osservanza di alcune regole ben precise, la cui trasgressione – facile per chi non è dotato di esperienza – può provocare delusioni, che saranno tanto più cocenti quanto più l’esemplare è di pregio, vuoi per età, vuoi per bellezza, vuoi per rarità. Bisogna, inoltre, tener presente che, come accade agli umani che, a mano a mano che invecchiano, gradiscono sempre meno gli spostamenti, anche le piante non più in giovane età mal sopportano spostamenti e possono reagire male se muta l’ambiente al quale sono avvezze. Esemplari in giovane età, per contro, essendo assai più plastici, sono molto meno problematici da questo punto di vista, anche perché riescono ad adattarsi in qualche misura al tipo di trattamento che riserva loro chi le coltiva. Ogniqualvolta è possibile, è quindi preferibile e assai raccomandabile acquisire esemplari di piante grasse ancora in giovane età e allevarli tenendo conto delle loro modeste esigenze: le soddisfazioni che se ne trarranno saranno sicuramente tantissime e qualche perdita (anche le piante, purtroppo, si ammalano) non sarà vissuta come una tragedia. |
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Adromischus Cooperi | Adromischus Cristatus Var. Zeyheri | Adromischus Cristatus | Adromischus Festivus | Adromischus Inamoenus | Adromischus Maculatus | ||||||||||||
Adromischus Marianiae Var. Alveolatus | Adromischus Marianiae Var. Immaculatus | Adromischus Marianne Var. Tanqua | Adromischus Schuldtianus | Adromischus Sp. | adromischus | ||||||||||||
Aeonium Arboreum V. Atropurpureum | Aeonium Sedifolium | Aeonium Sp. | Agave Filifera | Agave Stricta | Agave Victoriae Reginae | ||||||||||||
Aloe Broomii | Aloe Descoingsii | Aloe Ferox | Aloe Haworthioides | Aloe Humilis | Aloe Microstigma | ||||||||||||
Consigli e regole da seguire La maggior parte delle succulente sono originarie della fascia tropicale e delle fasce subtropicali dei due emisferi terrestri; relativamente poche si trovano nelle fasce temperate e nessuna si spinge nelle zone polari. All’ampia distribuzione orizzontale corrisponde un’altrettanto ampia distribuzione in senso verticale: è possibile, infatti, rinvenire succulente dal livello del mare fino a circa 4000 m di quota sulle Ande e sul Himalaya. È, perciò, di primaria importanza conoscere la zona climatica di origine delle piante che si vogliono coltivare per non commettere errori grossolani. Da quanto detto discendono due conseguenze: la prima, che è indispensabile conoscere il nome della pianta, da dove viene2 e qual è il clima in habitat; la seconda, che occorre poter rispondere alla domanda: che cosa sono in grado di offrirle in rapporto alle sue esigenze? Ma quali sono queste esigenze? Per avere successo nella coltivazione delle succulente è essenziale riuscire ad assicurare loro condizioni di vita che non si discostino eccessivamente da quelle presenti in habitat, con particolare riguardo all’esposizione (pieno sole, mezz’ombra, ombra), al regime delle annaffiature, all’escursione termica nei diversi periodi dell’anno ed alla struttura, composizione e pH del suolo.
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Aloe Peglerae | Aloe Ramosissima | Aloe Squarrosa | Aloe Variegata | Aloinopsis Malherbei | Aloinopsis Schooneesii | ||||||||||||
Anacampseros Comptonii | Anacampseros Lanigera | Anacampseros Rufescens Variegato | Anacampseros Rufescens | Anacampseros Tomentosa | Conophytum Bilobum | ||||||||||||
Cotyledon Elisae | Cotyledon Ladismithiensis Var | Crassula Alstonii | Crassula Argentea Minor | Crassula Atropurpurea | Crassula Congiunta | ||||||||||||
Crassula Dorothy | Crassula Hemisphaerica | Crassula Hottentotta | Crassula Lypocodioides | Crassula Marnieriana V. Contorta | Crassula Marnieriana | ||||||||||||
Il terriccio – Si potrebbe pensare che i migliori risultati si debbano ottenere “ricostruendo” artificialmente il terreno su cui la pianta coltivata cresce in natura; per nostra fortuna, ciò non è vero: quello che conta sono la struttura del substrato e le sue caratteristiche chimicofisiche, che debbono essere adeguate alla pianta (un terreno alcalino, ad es., non si confà ad una acidofila e viceversa), all’ambiente in cui vive la pianta, al microclima ivi esistente, alla qualità dell’acqua che si usa per annaffiare, al regime idrico adottato, ecc. Un buon terriccio per la stragrande maggioranza delle succulente deve possedere una capacità di ritenzione idrica attorno al 40% ed una buona capacità di scambio ionico (quest’ultima capacità è nulla per la sabbia e massima per l’humus), una porosità tale da permettere alle radici di respirare (in un buon terriccio la percentuale di spazi vuoti occupati dall’aria deve essere compresa fra il 20 ed il 40%), reazione (pH) adatta alle piante che si vogliono coltivare (la maggior parte delle piante preferisce suoli da leggermente acidi a neutri), capacità di fornire un adeguato supporto alle radici e buona bagnabilità (quando asciutto, il terriccio non si deve scostare dalle pareti del vaso). Un terriccio standard, che riesce a soddisfare le esigenze di gran parte delle succulente in coltivazione, è costituito da 1 parte di sabbia grossolana (di cava o di fiume, non di mare; prima dell’uso eliminare mediante vagliatura le particelle con diametro inferiore al mezzo mm ela ghiaia di diametro superiore ai 3 mm), da 1 parte di lapillo vulcanico o pozzolana (trattati come la sabbia) ed 1 parte di compost o buona terra di campo o di giardino. Un tale terriccio è modulabile in quanto a composizione per venire incontro alle esigenze particolari di alcune succulente, come quelle originarie dei semideserti, che non tollerano la presenza di humus (si riduce la quantità di compost o di terra o si elimina del tutto) oppure quelle che crescono su terreni umiferi o epifiticamente (si aumenta, eventualmente raddoppiandola, la quantità di compost oppure si aggiunge della terra di foglie perfettamente decomposta). Nel caso di succulente particolarmente sensibili a qualunque eccesso di umidità si può rendere necessario accrescere la porosità del substrato mediante l’aggiunta di materiali quali granelli di pomice (diametro 3-5 mm), agriperlite, granelli di argilla espansa, ghiaino, ecc. |
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Crassula Nudicaulis | Crassula Perforata V. Falcata | Crassula Perforata Variegata | Crassula Perforata | Crassula Portulacea V. Obbit | Crassula Rupestris X Marnieriana | ||||||||||||
Crassula Sericea V. Hottentotta | Crassula Springtime | Crassula Tetragona | Cremosedum Little Gem. | Delosperma Sp. | Dinteranthus Puberulus | ||||||||||||
Diopogon Soboliferm | Echeveria Agavoides Crestata | Echeveria Agavoides | Echeveria Derenbergii | Echeveria Peacochii | Echeveria Perle Von Nurnberg | ||||||||||||
Echeveria Setosa | Echeveria Shaviana | Echeveria Sp | Echeveria Topsy Turvy | Euph. Ammak Variegata | Euph. Meloformis X Pillansii | ||||||||||||
Concimazioni – I suoli su cui crescono le succulente sono generalmente molto fertili ma la disponibilità per le piante dei sali minerali contenuti nel terreno è limitata dalla scarsa disponibilità di acqua, in quanto i nutrienti possono venir assunti dai peli radicali solo se sciolti in acqua. Da ciò derivano alcune norme da seguire quando si debbano concimare le piante fra un rinvaso e l’altro: - somministrare fertilizzanti solo durante i periodi vegetativi; - impiegare preparati che, per composizione e modalità d’azione, siano in grado di soddisfare le esigenze nutrizionali della pianta; - non concimare piante che non siano in perfetta salute; - impiegare concimi in polvere solubile ad una concentrazione dello 0,1-0,2% (1-2 g di concime per litro d’acqua); - evitare di bagnare il corpo della pianta con le soluzioni fertilizzanti: ne possono derivare danni chimici (scottature) ed estetici (macchie, decolorazioni, distruzione della pruina, perdita di sofficità di eventuale peluria presente, ecc.); - concimare solamente quando il substrato è leggermente umido e la temperatura ambiente relativamente bassa (di sera nella buona stagione, di mattina presto in primavera ed autunno, con cielo coperto); - dopo un rinvaso, specialmente se al terriccio usato è stata data una concimazione di fondo, attendere un anno prima di concimare. Per la maggior parte delle succulente il rapporto ottimale fra i tre componenti principali (macronutrienti) di un fertilizzante e, cioè, azoto (N), fosforo (P) e potassio (K), è pari a 1:3:5; per le succulente epifite e quelle che crescono su terreno umifero è opportuno raddoppiare la percentuale di azoto. È importante assicurarsi che nella preparazione fertilizzante siano presenti i micronutrienti indispensabili per la buona salute delle piante (magnesio, boro, rame, ferro, manganese, ecc.). Per la concimazione di fondo dei terricciati si impiegheranno fertilizzanti complessi e poco solubili (“a lento effetto”) con gli stessi rapporti fra i macronutrienti, in ragione di 6 g per litro di terricciato. |
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Euph. Submammilaris Variegata | Euphorbia Bubalina | Euphorbia Clava | Euphorbia Enopla | Euphorbia Ferox | Euphorbia Hermentiana Rubra | ||||||||||||
Euphorbia Horrida Var. Striata | Euphorbia Inermis | Euphorbia Obesa | Euphorbia Pentagona | Euphorbia Polygona | Euphorbia Pseudoglobosa | ||||||||||||
Euphorbia Pugniformis Crestata | Euphorbia Pulvinata | Euphorbia Submammilaris Minor | Euphorbia Submammilaris | Faucaria Tubercolosa | Fenestraria Aurantiaca | ||||||||||||
Fockea Edulis | Gasteria Armstrongii | Gasteria Liliputana | Gasteria Pillansii Var. Ernestii | Gibbeaum Dispar | Gibbeaum Petrense | ||||||||||||
Volume di terriccio a disposizione delle radici – È pratica comune fra chi coltiva le succulente limitare il volume dei recipienti di coltura allo scopo di evitare che una piccola massa di radici abbia a disposizione un grande volume di substrato in quanto, in queste condizioni, il terriccio si asciuga più lentamente ed aumentano i rischi di marciumi. D’altra parte è esperienza di tutti che piante tenute in piena terra vivono e si sviluppano molto meglio di quelle tenute in vaso; pertanto, se vogliamo che le radici abbiano la possibilità di espandersi a loro piacimento (indispensabile per un corretto svolgimento dei processi nutritivi), non dobbiamo lesinare troppo sulla grandezza dei recipienti ma curare invece che il drenaggio del substrato sia perfetto e regolare con molta attenzione la frequenza delle annaffiature (da somministrare unicamente nei periodi in cui le piante si trovano in vegetazione attiva). Prima di annaffiare di nuovo occorre, infatti, attendere sempre che il substrato si asciughi completamente o quasi. |
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Graptopetalum Filiferum | Hatiora Salicornioides | Haworthia Attenuata | Haworthia Baylissii | Haworthia Chloracantha V. Denticulifera | Haworthia Chloracantha | ||||||||||||
Haworthia Coarctata | Haworthia Cymbiformis | Haworthia Emelyae V. Multipla | Haworthia Fasciata | Haworthia Jacobseniana | Haworthia Limifolia V. Ubomboensis | ||||||||||||
Haworthia Limifolia | Haworthia Magnifica | Haworthia Margaritifera | Haworthia Mucronata | Haworthia Nortieri | Haworthia Obtusa | ||||||||||||
Haworthia Parksiana | Haworthia Planifoglia | Haworthia Reinwardtii | Haworthia Retusa V. Acuminata | Haworthia Retusa | Haworthia Tessellata | ||||||||||||
Drenaggio dei vasi – È pratica comune e assai spesso consigliata, di disporre sul fondo dei vasi uno strato di materiale grossolano di varia natura, la cui funzione – oltre a quella di trattenere il terriccio nel vaso – dovrebbe essere quella di facilitare lo sgrondo dell’acqua in eccesso. È bene sapere che ciò non corrisponde a verità in quanto le proprietà fisiche dell’acqua sono tali da non permettere alla stessa di percolare agevolmente attraverso la zona di confine fra due strati di materiale strutturalmente molto diversi tra di loro fino a quando non viene raggiunta la saturazione dello strato superiore con conseguente espulsione di tutta l’aria in esso contenuta. Questo stato di saturazione costringe le radici a rimanere “affogate” per un tempo più o meno lungo nello strato di terriccio dopo ogni annaffiatura e ciò sicuramente è dannoso sia perché è impedita la respirazione dell’apparato radicale (il substrato diventa “asfittico”) sia perché l’assenza di aria favorisce lo sviluppo di alcuni tra i microrganismi più pericolosi per le piante che necessitano proprio di substrati saturi (anaerobi) per poter infettare le radici. Ne consegue che è preferibile evitare di porre sul fondo del vaso (nel quale dovranno essere presenti dei fori in ragione del 40-50 % della superficie totale) un qualsiasi tipo di “drenaggio”, il cui unico effetto è quello di ridurre sia la profondità effettiva del vaso sia la capacità di sgrondo del terriccio sovrastante, la cui fuoriuscita dai fori di scolo si può impedire semplicemente appoggiandovi un foglio sottilissimo di carta. |
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Haworthia Truncata |
Haworthia Vlokii | Huernia Revoluta | Huernia Schneideriana | Huernia Sp. | Huernia Verekeri | ||||||||||||
Kalanchoe Beharensis | Kalanchoe C.V. Roseleaf | Kalanchoe Orgialis V. Argentea | Kalanchoe Orgialis | Kalanchoe Pumila | Kalanchoe Tomentosa | ||||||||||||
Lithops |
Nolina Recurvata | Opuntia Brasiliensis | Opuntia Cylindrica V. Crestata | Opuntia Cylindrica | Opuntia Erectoclada | ||||||||||||
Opuntia Lanceolata Crestata | Opuntia Linguiformis C.V. Maverick | Opuntia Microdasys Albispina | Opuntia Microdasys Blau | Opuntia Microdasys V. Brunispina | Opuntia Microdasys | ||||||||||||
Le annaffiature – Sicuramente la domanda più frequente che gli acquirenti di piante in vaso rivolgono a vivaisti e fiorai è: «Quante volte debbo annaffiare?» Sicuramente colui che pone questa domanda non si rende conto che ad essa non è possibile dare una risposta precisa, a meno che non sia la pianta stessa a segnalare al coltivatore il suo bisogno di acqua, cosa che – nel caso delle succulente – avviene di rado. La frequenza delle annaffiature dipende, infatti, da molte variabili (tipo di pianta e sue dimensioni, stagione dell’anno, volume, composizione e struttura fisica del substrato, natura del materiale di cui è fatto il vaso, la forma del vaso, l’andamento della temperatura ambiente, la ventilazione, la maggiore o minore esposizione alla radiazione solare) e le uniche regole che si possono dare (per il resto conta moltissimo l’esperienza che il coltivatore acquisisce con l’attenta osservazione delle proprie piante) sono: prima di annaffiare di nuovo attendere che la terra nel vaso sia quasi completamente asciutta; nel dubbio, spruzzare o nebulizzare le piante con acqua piovana o distillata; astenersi dall’annaffiare o ridurre fortemente la frequenza delle annaffiature nei periodi di riposo della pianta (questi possono coincidere sia con i mesi più freddi sia con i mesi più caldi; fanno eccezione le piante originarie dei tropici che riposano nella stagione secca). Si tenga anche presente che, quando si annaffia, è necessario che la quantità di acqua somministrata sia sufficiente a bagnare (non inzuppare!) tutto il pane di terra. Quando si dice “annaffiare poco”, non significa che bisogna dare al vaso poca acqua ma che la frequenza delle annaffiature deve essere bassa. |
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Opuntia Rufida | Opuntia Spinosior | Opuntia Subulata V. Mostruosa | Opuntia Vestita Crestata | Opuntia Vulgaris Variegata | OpuntiaVestita | ||||||||||||
Pachyphitum Compactum | Pachyphitum Oviferum | Pachypodium Geayi | Pachypodium Lamerei | Pachypodium Saundersii | Piaranthus Framesii | ||||||||||||
Plectrantus Ernestii | Pleiospilos Nelii | Portulaca Afra Variegata | Portulacaria Afra | Rabiae Albinata | Rhipsalis Clavata | ||||||||||||
Rhipsalis Fasciculata | Rhombophyllum Neelii | Scilla Pauciflora | Scilla Violacea | Sedum Burritum | Sedum Multiceps | ||||||||||||
Un fattore importante, del quale però non si tiene molto conto, è la qualità dell’acqua che viene somministrata alle piante: la migliore, ovviamente, è quella piovana [a meno che non sia fortemente inquinata; attenzione alle piogge acide: poche sono le succulente (per es.,Uebelmannia, Pinguicula, ecc.) che necessitano di substrati fortemente acidi (intorno a pH 3)], mentre quella fornita dagli acquedotti solo raramente è soddisfacente in quanto o troppo ricca di sali o troppo ricca di bicarbonato di calcio (che a seguito dell’evaporazione dell’acqua si trasforma in carbonato, il calcare, insolubile) o contenente cloro. La sua temperatura, inoltre, è di solito troppo bassa per poter essere somministrata alle piante così come esce dal rubinetto senza il rischio di “shock” termici. È buona norma, perciò, raccogliere l’acqua destinata alle annaffiature in recipienti da lasciare aperti all’aria per un giorno cosicché possa assumere la temperatura ambiente e liberarsi dell’eventuale cloro aggiunto. Per impedire la formazione di calcare (dannoso per la maggior parte delle succulente), conviene eliminare dall’acqua tutta l’anidride carbonica o tutto il calcio. Per togliere la prima è sufficiente aggiungere all’acqua la quantità di acido fosforico necessaria a renderla leggermente acida (ciò sostituisce allo ione bicarbonato lo ione bifosfato che con il calcio forma un sale solubile utilizzabile dalle piante e dilavabile con le annaffiature); per togliere il secondo, nel caso di volumi di acqua non troppo grandi, si può immergere nell’acqua e tenervelo per 24 ore un sacchetto di stoffa riempito di torba |
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Sempervivum Arachnoideum | Sempervivum C.V. Alpha | Sempervivum C.V. May Fair | Sempervivum C.V. Oddity | Sempervivum C.V. Red Beauty | Sempervivum Miny Arachnoideum | ||||||||||||
Sempervivum Tectorum V. Calcareum | Sempervivum Tectorum V. Rubra | Sempervivum Tectorum | Senecio Neriifolia | Senecio Serpens | Senecio Stapeliformis | ||||||||||||
Stapelia Gettleffii | Stapelia Mutabilis | Stapelia Sp | Tephrocactus Articulatus V. Inermis | Tephrocactus Corotilla | Tephrocactus Molinensis | ||||||||||||
Tephrocactus Papyracantha | Tephrocactus Sp | Titanopsis Calcarea | Titanopsis Hugo-Schlechteri | Titanopsis Primosii | Titanopsis Schwantesii | ||||||||||||
Tradescantia Navicularis | Trichodiadema Densum | ||||||||||||||||
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